Una morte vale una morte?

Qualche giorno prima di Pasqua, mi aggiro per casa dopo le 11 di sera. Silenzio intorno, la truppa dorme. Faccio scorrere il mouse per uscire dal salva schermo e spegnere il pc. Scorgo una pagina aperta in Firefox : qualcuno ha cercato su google la parola ISIS. Di sicuro non i bimbi, forse la mamma di mia moglie in visita in questi giorni. Google e´uno strumento fantastico e ha la possibilità di poter cercare fra immagini. Clicco per vedere che immagini di esaltazione possano essere legati alla parola ISIS. Invece no. Rimango stordito, ammutolito. Ci sono immagini di teste mozzate, messe in fila. In una un uomo riverso sul ventre ha la sua testa appoggiata sulla schiena. Una bimba sul pavimento senza testa. In una foto un tipo sorridente arabo tiene per i capelli la testa di una persona araba pure questa, molto simile a lui. Gia´ persona. Vale ancora quella parola in questi casi? Scorro più in basso e le immagini sono sempre più macabre fino ad arrivare a un paio in cui persone ancora vive , sgozzate per il collo , vengono messe a testa in giù per far in modo che il loro sangue vada in una specie di pentola. Ripenso quindi alla foto degli studenti in Kenya, tutti riversi a testa in giù come capre al macello.

La carica emotiva di questa serie di foto e´impressionante ma una morte non vale una morte? Che differenza c´e´tra una bambina annientata sotto la sua casa per un bombardamento aereo e la bambina della foto di cui sopra, a cui hanno mozzato la testa? Una volte che il corpo e´morto che differenza fa se si e´morti per un colpo in testa, un incidente in macchina, di schiantarsi con un aereo contro una montagna o per un attacco cardiaco,? Dal punto di vista dell´anima che lascia il corpo mi immagino sia uguale, che sia una specie di risveglio , un risveglio che faccia capire come fossero futili tutte le preoccupazioni che avevamo fini a quell´istante.

Se una differenza c´e´ sta dalla parte del carnefice, dalla parte di chi ha spinto quel bottone o da quale di chi ha brandito quel coltello. Il primo, il tipo del bottone, a lui non importa più di tanto. Non si sporca, sta a migliaia di metri di altezza, forse quando le pareti sono crollate su quella vittima lui stava gia´facendo rientro a casa, e che gliene importa a lui! Erano solo ordini, inquadrare il bersaglio, alzare la sicurezza rossa e premere quel dannato bottone. Poi chi se ne frega, lavoro e´lavoro. Per l´esaltato dell´ISIS invece e´diverso. Si sporca con il sangue della vittima, sente il suo sudore, il respiro di quella persona e poi dopo quella non sara più persona , sara´anima. Come nel caso del bombardamento ma quel pazzo esaltato dell´ISIS sara´li´. Sara´ li a provare in prima persona cosa voglia dire togliere una vita, avocarsi il potere di Dio e decidere di interrompere lo scorrere di un´esistenza. Magari un´esistenza piena di speranze , piena di sogni. E il sangue di quell´esistenza macchierà inesorabilmente e per sempre quel coltello.

Il sangue penetrerà nell´anima, nella mente e nei sogni di quell´aguzzino. Potra’ lavarsi le mani 1000 volte ma senza risultato, il sangue di quegli innocenti sara’ sempre nei pori della sua pelle. Perche’ che sia sangue innocente lo sanno benissimo, ma quello che non sanno e’che le nefandezze che fanno rimarranno per sempre, per sempre righeranno le loro anime.

Come potra´ridere? Come potra´essere felice una persona che ha compiuto gesti del genere? Per questo l´ISIS non potra´mai vincere, sara´sconfitto dallo stesso sangue innocente che versa sulla terra.

7 commenti

Archiviato in Pensieri

7 risposte a “Una morte vale una morte?

  1. Secondo me tu gli fai credito di una coscienza che non hanno.

  2. lucetta

    Mi verrebbe da dare ragione a Diemme visto i crimini che commettono.
    Se ce l’hanno, E’ ADDORMENTATA, SOFFOCATA.
    Voglio solo pensare ai tanti martiri che in questo periodo hanno fatto da corona a Gesù. BUONA PASQUA
    P.S. Finalmente la Feltrinelli fra qualche giorno mi spedirà a casa il vostro libro “La nostalgia del ritorno” Non vedo l’ora di averlo. Un saluto a te, Sara ed ai piccoli.

  3. Marco

    No. Il tipo del bottone è peggio, perché si è censurato il suo gesto. Il tagliagole ha almeno il fegato e la cattiveria di essere il tagliagole che è, il tipo col bottone potrebbe, all’estremo, pensare che sta giocando a Medal of Honor. Infatti io sono fermamente convinto che il guaio dell’ europeo e dell’americano sia tacersi i propri difetti e le proprie cattive azioni. Per essere nell’ IS devi essere senza cuore e pronto a fare cose bestiali ma ci vuole una motivazione, una spinta non indifferente, persino una coerenza (relativa, sono pieni di contraddizioni ma di altro tipo). Sono profondamente convinto che delle personalità così im-mediate, analogiche,e forse rudimentali guardino a noi che li bombardiamo con aerei vuoti e telecomandati come a dei vigliacchi degenerati e ne traggano motivo, addirittura, di vanto per sé.

    • si sono daccordo, il tipo che spinge il bottone e´molto peggio. Mi fa venire in mente una puntata del vecchio Star Treck dove il capitano Kirk e compagni capitarono su un pianeta in guerra. A un certo punto gli abitanti vollero costringere il capitano e i componenti della sua nave a entrare in speciali camere per essere disintegrati, erano stati in teoria copiti. Nel pianeta infatti vigeva da temnpo una guerra pseudo virtuale. Si tiravano bombe virtuali e le persone virtualmente colpite dovevano entrare in queste camere per essere disintegrate. Il buon capitano non accetto chiaramente la cosa, si rifiuto´. Sucesse poi che la parte avversa , rotto il patto della guerra virtuale , chiese la pace perche impaurita dagli orrori della guerra vera. La guerra virtuale infatti contava i morti ma evitava tutta la parte tragica e brutale che ne consegue.

  4. Marco

    Loro “non sanno quello che fanno” (stiamo pur sempre parlando di persone in un costante accesso d’ira…i manovali perché sai tu se i capi ci sono o ci fanno) ma ci sono con tutte le scarpe e lo fanno di persona. Noi in teoria sappiamo benissimo le conseguenze delle nostre guerre asettiche (o anche solo della nostra aggressività commerciale o competitiva, sebbene questa abbia effetti più prolungati e meno dirompenti) ma…ci sforziamo di dimenticarcene. E’ tutta questione dei passaggi che intercorrono fra il male e noi: se ci sono abbastanza schermi non ci pare di aver contribuito a nulla di sbagliato. Loro invece di filtri non ne anno se non uno, la Bandiera Sacra, che però gli cambia tutto quando dice loro che il male contro l’ Altro è bene agli occhi di Dio(?)

Lascia un commento